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L'iniziativa detta "Ecopunto", pagare direttamente ai cittadini i rifiuti che portano a un punto di raccolta, ha sollevato un enorme interesse in Italia in questi giorni. E' un interesse che trovo giustificato, al punto che ho partecipato personalmente al meeting organizzato dai proponenti, la ditta Recoplastica, a Moncalieri, questo Sabato, il 13 Settembre 2008. (trovate una registrazione del mio intervento sul blog "
movimento impatto zero"). Queste sono, per ora, note "a caldo" che risultano da quello che ho visto e ho sentito alla conferenza.
Per prima cosa, fatemi riassumere i concetti generali da cui parto, ovvero da quello che ASPO-Italia e io stesso personalmente abbiamo detto e sostenuto negli ultimi anni. Ci troviamo di fronte a una situazione di carenza produttiva di tutte le materie prime e in particolare delle risorse minerali. E' vero che esistono ancora risorse consistenti di petrolio e di tutto quello di cui abbiamo bisogno. Ma è vero anche che l'estrazione è sempre più costosa e che, pertanto, richiede investimenti sempre più grandi che il sistema industriale comincia ad essere in difficoltà a fornire.
Ne consegue che se vogliamo sopravvivere (economicamente ma, a lungo andare, anche fisicamente) dobbiamo prendere dei provvedimenti. Non ci sono strategie miracolose, ma ce ne sono di efficaci: si tratta di sostituire il petrolio e gli altri fossili con energie rinnovabili e riutilizzare sempre di più le materie prime riciclandole (non menziono nemmeno l'efficienza e il risparmio, che ne sono ovvie conseguenze). Queste cose hanno dei costi e richiedono lavoro, ma se non le facciamo saremo sempre di più in difficoltà.
Al momento, il sistema di gestione dei rifiuti solidi urbani è quanto di meno efficiente si possa immaginare. In massima parte, vengono mischiati insieme e buttati in discariche dalle quali il recupero di qualsiasi cosa è, per il momento, impossibile per ragioni pratiche e sanitarie. In parte vengono bruciati per recuperare una piccola quantità di energia, ma questo avviene al prezzo di distruggere in pratica ogni possibilità di ulteriore recupero dalla scoria fusa che è il prodotto finale.
Negli ultimi anni, la separazione e il recupero dei rifiuti si sta sviluppando rapidamente come alternativa ai primitivi metodi di incenerimento e di seppellimento. Ciononostante, i metodi di separazione proposti al cittadino sono inefficienti: i cassonetti per la differenziazione non sono minimamente protetti dal conferimento improprio, non c'è nessun incoraggiamento per chi si comporta bene e neppure, in pratica, sanzioni per chi si comporta male. La media della differenziazione del rifiuto domestico è oggi soltanto circa del 30% in Italia e inoltre la qualità del differenziato è spesso assai scarsa. Risultati molto migliori sia come qualità che come quantità si ottengono con la raccolta "porta a porta" che però stenta a diffondersi.
E' in questo quadro che si inserisce l'iniziativa "Ecopunto". L'idea è di creare dei piccoli "punti vendita" dove il cittadino può portare i propri rifiuti differenziati e ottenerne un corrispettivo in denaro. L'ecopunto provvede a compattare questi rifiuti e poi ad avviarli alle strutture che li riciclano. I vantaggi sono molteplici, perlomeno in teoria.
1.
Incoraggiando con un compenso monetario diretto i cittadini a separare i rifiuti, si migliora la frazione di rifiuti differenziata.
2.
Con un controllo diretto all'interno dell'ecopunto si migliora la qualità della differenziazione.
3.
Il compenso monetario ha un valore sociale in quanto aiuta le famiglie in una situazione economica di generale impoverimento
4.
C'è un vantaggio "ufficioso" di recupero di cose che altrimenti nessuno recupererebbe. Dal punto di vista legale, si possono rivendere all'ecopunto soltanto rifiuti prodotti in casa propria. Tuttavia, una volta che fosse possibile per i cittadini privati rivendere cose come lattine o bottiglie di plastica, è probabile che non se ne vedrà più una per terra in un raggio di 10 km dall'ecopunto stesso. Questo forse non è del tutto legale, ma è anche una cosa buona per tutti.
Qui, ho elencato i vantaggi che vedo nel concetto di "ecopunto", tuttavia non si possono trascurare nemmeno le perplessità che nascono quando si esamina l'idea in dettaglio. Ecco quindi alcune mie riflessioni in proposito.
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Un problema tecnico. Ci sono molti dettagli da capire e sperimentare su cosa e come esattamente un ecopunto può riciclare. Per esempio, la plastica. Da quello che si è visto alla presentazione, l'idea è di compattare insieme tutto quello che arriva; ma questo non è la cosa più efficiente. L'ecopunto, poi, non può accettare il vetro, troppo ingombrante. Tutte cose da vedere.
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Un secondo problema tecnico. L'ecopunto deve conferire quello che raccoglie a qualcuno che ricicla. Se questo punto di riciclo non si trova a distanze ragionevoli dall'ecopunto stesso, i costi di trasporto vanificano i vantaggi dell'opera. Non è detto che questi punti non esistano, ma la cosa va vista e studiata. Va detto, comunque, che questo è un problema generale del riciclo dei rifiuti, indipendentemente dal metodo usato per la raccolta.
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Un problema di accettazione da parte del pubblico. Verrà veramente la gente a portare i propri rifiuti separati all'ecopunto sapendo che - per ben che vada - il ricavo è dell'ordine di 1 euro al giorno? Personalmente, credo di si se la locazione dell'ecopunto è ben scelta e conveniente. Ma se non si prova non è possibile saperlo.
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Un problema commerciale. L'ecopunto è concepito come una struttura privata che vive sul profitto della sua attività. Questi profitti sono, tuttavia, molto bassi; c'è poco margine a comprare e vendere rifiuti. Ce la può fare l'ecopunto a dare da mangiare a una persona che lo gestisce? Personalmente, lo vedo come possibile, ma non certo. Ci vorrebbero degli incentivi che, d'altra parte, sarebbero perfettamente giustificati in vista dell'opera socialmente utile che l'ecopunto fa. Ma per ora non ci sono.
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Un problema legislativo. I tecnici di Recoplastica si dichiarano convinti che l'attività di Ecopunto è legale e quindi è possibile con le adeguate autorizzazioni. Personalmente, credo che abbiano ragione, ma c'è un piccolo problema in un paese come il nostro in cui la certezza del diritto non lo è. Basti considerare la situazione di arbitrio legislativo in cui si trovano gli impianti di energia rinnovabile. Perfettamente legali a livello nazionale, sono tuttavia alla mercè degli amministratori locali che li autorizzano oppure no a seconda del loro umore. La stessa cosa potrebbe succedere agli ecopunto, legali rispetto alle leggi nazionali, ma non autorizzati rispetto a quelle locali.
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Un problema burocratico. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, presumo che il posto di leader mondiale della burocrazia inutile sia passato al nostro paese, che lo detiene tuttora. Da quello che ho capito, se un cittadino porta all'ecopunto materiale per venti centesimi, deve comunque riempire un modulo in quattro copie. E' possibile, ma leggermente scoraggiante.
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Un problema di efficienza. Siamo veramente sicuri che l'ecopunto sia più efficiente del sistema "porta a porta"? A mio parere, può esserlo, ma solo se è gestito e pensato bene. Nella raccolta porta a porta, c'è un camion che gira e si ferma davanti a tutte le abitazioni. Se il cittadino porta i suoi rifiuti all'ecopunto a piedi o in bicicletta il risultato è sicuramente più efficiente. Ma, se deve fare 10 km in macchina, non ha senso. Quindi, la localizzazione dell'ecopunto è un problema cruciale. Funziona se è in una zona commerciale dove il cittadino andrebbe comunque a fare la spesa e - senza spese energetiche in più - si porta dietro i rifiuti da restituire.
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Un secondo problema di efficienza. L'ecopunto è strutturato per riciclare. Ma riusare è una strategia normalmente più efficiente. Per esempio, in Germania, le bottiglie di plastica si riusano parecchie volte prima di riciclarle. Questo l'ecopunto lo potrebbe fare, ma ci vuole un altro tipo di approccio, di accordi e di attrezzature.
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Un problema di concorrenza. L'ecopunto è un'inizativa privata che si pone in concorrenza a quella che potrebbe essere una legislazione di "resa obbligatoria." In Germania e in altri paesi il lavoro che da noi dovrebbe fare l'ecopunto lo fanno per legge i punti vendita. Se il supermercato si mette a ritirare le bottiglie che vende, si mette in concorrenza con l'ecopunto e, ovviamente, l'ecopunto perde. In pratica, la cosa migliore sarebbe se l'ecopunto si configurasse come un fornitore del supermercato; solo che invece di fornire merce, la porta via.
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Un problema politico. Se, teoricamente, la politica esiste per il bene dei cittadini, nella pratica esiste per il bene delle lobby (per usare un termine gentile per descriverle). Le varie lobby sono riuscite ad accaparrarsi il mercato dei rifiuti ottenendo finanziamenti consistenti dallo stato per gestirli in modo costoso e inefficiente. Ora, si sta prefigurando una situazione
in cui la quantità di rifiuti prodotta comincia a diminuire. E' chiaro che siamo in una classica situazione tipo "tirar via il pesce dalla bocca del coccodrillo". La cosa non è per niente ovvia.
Questo elenco di problemi non vuole demolire l'idea dell'ecopunto. Sono problemi risolvibili, come dimostrato dal fatto che in Germania già li hanno risolti. Laggiù sono anni che ti pagano se riporti indietro bottiglie e lattine vuote e nessuno lo trova una cosa folle o impossibile. Ma come mai da noi certe cose sono così difficili? Beh, a questo punto non resta che concludere che è perché non siamo tedeschi....
Sul concetto di "ecopunto" potete vedere anche il post di Paolo Marani che esprime molte perplessità sull'idea.