venerdì, luglio 11, 2008

La Metropoli Umana


Vale la pena di dare un'occhiata al libro di Paolo Fuligni e Paolo Rognini "La Metropoli Umana (Franco Angeli, 2007) per l'impostazione innovativa che ha verso i problemi dell'ambiente e delle risorse.

Continuamente, ci sentiamo dire, e diciamo noi stessi, che abbiamo problemi di energia, di risorse e di ambiente. In un certo senso, è vero. Ma in un altro senso, i problemi sono quelli che noi stessi ci creiamo. Se ci sembra che il petrolio sia scarso, questo dipende dal fatto che siamo abituati a consumarne (oggi) 88 milioni di barili al giorno. Lo stesso vale per le altre risorse in difficoltà e per le immissioni di gas serra nell'atmosfera. Per tanti tipi di risorse, non avremmo nessun problema di scarsità se ci limitassimo a consumarle entro i limiti della capacità che hanno di rinnovarsi. Persino per il petrolio e gli altri fossili, che non si rinnovano, i problemi di esaurimento si allontanerebbero enormemente se ci limitassimo appena un po' nei consumi.

Allora, il problema non è nel nostro pianeta, che contiene ancora risorse abbondanti se solo sapessimo sfruttarle. Il problema è nella nostra testa che non riesce a capirlo.

Su questo punto si sviluppa il libro di Fuligni e Rognini che si distingue per l'approccio centrato sulla relazione fra uomo e ambiente. Gli autori esaminano gli stessi problemi di risorse che esaminiamo, fra le altre sedi, in questo blog, ma cercano di approfondire le ragioni per le quali ci comportiamo nel modo in cui ci comportiamo. Il risultato è una carrellata di grande interesse fra la psicologia umana, i media, la cultura e la percezione di quello che ci circonda.

E' proprio quello il punto fondamentale. Se non riusciamo a cambiare l'atteggiamento della gente riguardo ai problemi che fronteggiamo, non ce la faremo mai a risolverli. Questa è una cosa che si sta facendo strada in chi si occupa di queste cose, per esempio Nate Hagens che, su "The Oil Drum" sta cercando di inquadrare i problemi dal punto di vista della psicologia evoluzionistica. Certo, capire perché la gente non riesce a evitare di distruggere l'ambiente non basta a evitare che succeda. Perlomeno, però, è un primo passo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Più ci allontaniamo dalla nostra natura autentica e più necessitiamo di supporti esterni in forma di prodotti e consumi per darci un'identità. Più siamo permeati da prodotti e da uno stile di vita che si basa su questi, più ci allontaniamo dalla nostra natura autentica quindi necessitiamo di più oggetti e produtti per sentirci "qualcuno".

Il meccanismo è chiaramente analogo a quello delle dipendenze e non potrà essere spezzato se non con una profonda presa di coscienza globale (di cui dubito) o con una forzata astinenza (che vedo più probabile).

Il tossicomane farà le bizze nella fase di disintossicazione, tirerà pugni e calci, ma alla fine starà meglio. Il problema è che i pugni e i calci dei governi mondiali, i primi spacciatori e a loro volta dipendenti, significano centrali nucleari, guerre e regimi oppressivi.

Mario ha detto...

Infatti. Nel documentario USA l'Undicesima Ora annotava qualcuno che non si può avere mai abbastanza di qualcpsa che, realmente, NON vogliamo. Il concetto mi ha colpito e ne ho parlato con la mia amica Margherita, che essendo mamma ha immediatamente dato l'esemplificazione folgorante che cercavo: il ciucciotto al bebè. Il bebè ha FAME e vuole il latte, non il ciuccio
Non contenendo l'agognato flusso, il bambino continua disperatamente a succhiare a vuoto il pezzo di silicone

Anonimo ha detto...

...........la svolta sicuramente sta dentro di noi- la svolta di un modo di pensare diverso - una presa di coscienza del cercare fuori quello che abbiamo dentro. Il principio separare per imperare ha preso piede in ogni
aspetto della nostra vita.Uscire da un concepire il mondo come un megasupermercato di cui siamo "padrone" (anche sé in realtà più servo)- dove prendiamo quello che ci fa comodo. Una visione tanto assurdo - limitata e meccanicistica dove noi in conseguenza siamo diventati utenti, consumatori,sfruttatori,pezzi di ricambio, ..... c'è da vedere sé nasce il desiderio del tornare "a casa " tornare in una visione integra dove riusciamo a scoprire di essere parte di questo grande giardino che si rischia a trasformare in un immenso deserto avvelenato.. .Maria