mercoledì, settembre 10, 2008

Quattro dollari al gallone

Le grandi masse americane sono state gettate nello sconforto e in qualche caso nella disperazione dal prezzo della benzina che, negli Stati Uniti, ha ormai raggiunto i fatidici 4 dollari al gallone. Qualcuno ha reagito con ironia, guardate questo filmato, ma molti devono essere proprio in difficoltà se si raccontano episodi davvero raccapriccianti, come quello dell’uomo che ha scambiato il proprio sangue per buoni di benzina e della ragazza che ha fatto altrettanto in cambio di sesso, diciamo così, non convenzionale.


Eppure, se si effettuano le opportune conversioni, tenendo conto dell’attuale cambio euro – dollaro, si scopre non senza un certo stupore, che il prezzo della benzina che ha messo al tappeto gli americani corrisponde a circa 0,74 €/l, praticamente la metà di quanto spendono oggi gli italiani. Come si spiega tutto ciò? Quali sono i motivi di una situazione per noi incomprensibile? Sono diversi e concomitanti. Innanzitutto, il parco mezzi americano, caratterizzato da elevati consumi specifici, poi la struttura urbanistica delle città molto disseminata sul territorio, costruita a misura di automobile, che costringe a grandi spostamenti per raggiungere i luoghi di lavoro e le altre destinazioni, l’assenza quasi totale di un sistema di trasporti pubblici efficiente, ma anche l’American way of life che ha fatto dell’automobile l’essenza stessa del sogno di libertà americano e del mito pionieristico fondato sul continuo movimento “on the road”, come ragione stessa di vita.


Entrambi i candidati alla Casa Bianca sanno che quello dei prezzi dei carburanti sarà uno dei temi principali, forse il più sentito nella campagna elettorale, ed entrambi continuano a prefigurare soluzioni basate sulla mobilità individuale. Mc Cain ha scelto per Vice Presidente Sarah Palin, autodefinitasi “bulldog col rossetto”, che proponendo la ripresa delle trivellazioni petrolifere nel suo Stato, l’Alaska, ha consentito al candidato Presidente repubblicano di superare nei sondaggi il rivale Obama. E quest’ultimo, in evidente difficoltà, continua a puntare sulle sovvenzioni all’agricoltura per la produzione di biocombustibili, una delle cause della crisi dei prezzi alimentari e della ripresa della deforestazione. Ambedue probabilmente sanno che entrambe le soluzioni saranno dei pannicelli caldi di fronte alla sete di benzina dei propri elettori e alla crescita esponenziale dei prezzi determinata dal picco del petrolio, ma non possono fare diversamente.

La democrazia ha reso grande gli Stati Uniti d’America, la democrazia ne determinerà inevitabilmente il declino.

15 commenti:

Matteo ha detto...

Mirabolanti previsioni di crescita della produzione di petrolio entro il 2010, con cifre in libertà e conti che non tornano affatto.

http://www.wallstreetitalia.com:80/articolo.asp?art_id=611680

http://www.ameinfo.com/167996.html

Anonimo ha detto...

Ben venga il picco del petrolio se questo sarà la causa di un modo di vita più morigerato, dell'uso di automobili e non di bulldozer.

P.S. che ne è stato del "buco nero" causato dall'esperimento al CERN di Ginevra? A quest'ora, secondo molti giornali autorevoli, avremmo dovuto essere polvere stellare.
Povera Italia, fatta da poeti, navigatori e... ignoranti!

Anonimo ha detto...

non ho capito bene il senso dell'ultima affermazione sulla democrazia. Forse che l'assenza di gioverebbe di piu' alla consapevolezza del problema e alla decisione di affrontarlo? Ne dubito molto.

Walter

Terenzio Longobardi ha detto...

Rispondo a Walter. Intendevo dire che la stragrande maggioranza degli americani non vuole fare a meno dell'automobile, perchè questo mezzo di trasporto è profondamente radicato nel loro modo di vivere. Vogliono la benzina e la vogliono a basso costo. Drill baby, drill baby gridavano alla Palin in una manifestazione elettorale, alludendo alla ripresa delle trivellazioni in Alaska. In una democrazia avanzata come quella americana i candidati alle elezioni predsidenziali non possono che assecondare i desideri degli elettori. Quindi non potranno mai avviare una profonda riconversione della mobilità verso i sistemi di trasporto collettivo, unico antidoto al declino. E' semplicemente una constatazione non un auspicio. Personalmente aborro i regimi dittatoriali.

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente a breve termine gli elettori possono dire "drill baby" ma prima o poi si scontreranno con l'inevitabilita' del cambiamento. A quel punto ritengo che una democrazia abbia - in virtu' della capacità di operare scelte condivise; più probabilità di superare con successo una crisi come quella che nei prossimi anni si presentera' in campo energetico.

Walter Salaris

Terenzio Longobardi ha detto...

Certo, Walter, non mi devi convincere sulla superiorità dei sistemi democratici, però i tempi di una riconversione dei trasporti, in prossimità del picco e della scarsità di risorse energetiche, sono molto stretti. Se non saremo tempestivi, la penuria di risorse energetiche ed economiche impedirà tale riconversione. Temo che gli americani si sveglieranno troppo tardi dal loro illusorio sogno, mentre molti paesi europei da questo punto di vista sono più avvantaggiati in quanto non hanno mai rinunciato a un sistema di trasporto pubblico e negli ultimi vent'anni hanno avviato importanti investimenti di potenziamento delle reti ferrotranviarie.

Anonimo ha detto...

Si continua a parlare di "riconversione". Non sarebbe invece il caso di parlare di "ridimensionamento"? Intendo, davvero non è possibile orientarsi verso un sistema nel quale tutti questi trasporti in lungo e in largo di cose e persone siano superflui (in particolare quelli "coatti")?

Vernetto ha detto...

Democrazia in USA? Sarebbe una bella cosa... non c'e' democrazia senza libera informazione, e in USA ogni voce di dissenso, tipo quella di chi invoca chiarezza sull'11 settembre, e' brutalmente soffocata. Non che da noi sia meglio.

Anonimo ha detto...

Per Vernetto

Ce n'é sempre più che in Cina, tanto per citare un altro grande inquinatore...

Gianni Comoretto ha detto...

Invece Nader punta alla lotta alla speculazione, unica causa degli alti prezzi attuali (infatti i mercati sono ben riforniti di petrolio, non ci sono indicaizoni che questo manchi)

@pippolillo: vorrei condividere il tuo ottimismo. Dopo il picco del petrolio non avremo automobili, bullodzer ma neanche trattori o camion per coltivare o trasportare i generi alimentari. Io l'auto non ce l'ho, ma il vizio di mangiare non riesco a levarmelo.

Anonimo ha detto...

....democrazia : tirare in ballo uno stupratore multiple per scusare uno semplice ( poi da vedere sé questo paragonare in misura quantitativa corrisponde verificando maggiormente e in ampio raggio le informazioni che creano il nostro quadro di "realtà") non porto lontanto....Maria

Anonimo ha detto...

La cosa più grave non è l'aumento del Petrolio ma della Benzina/Gasolio e di tutti i derivati del petrolio!

Per qualcuno può sembrare una stupidata, ma il prezzo della benzina non è vincolato in tutto dal prezzo del petrolio, ma dato che un prodotto del petrolio e che la materia prima (Petrolio) e sempre di più di peggior qualità, occorre più spesa raffinare il petrolio per ottenere i suoi prodotti e il prezzo della benzina/petrolio/materie plastiche/ecc. salirà di più e più velocemente di quello del petrolio !!!

Ecco UN motivo per cui anche se il prezzo del Petrolio scende quello della benzina/gasolio non scende !

Ciao

Anonimo ha detto...

Bella osservazione Maurizio Daniello; il punto è : siamo, quindi, già nella fase in cui il petrolio estratto è qualitativamente peggiore rispetto, diciamo, a 2-3 anni fa?

Anonimo ha detto...

Chi è stato in USA, si sarà reso conto, che a parte le poche metropoli, senza auto sei morto.
Gli spazi sono tutti BIG...
Altro che trasporti pubblici.
In qualsiasi parte degli Stati Uniti per comprare il latte devi fare almeno 30 chilometri.
E' una realta diversa dall'Italietta, che con i trasporti pubblici potrebbe cavarsela.

andrea

Anonimo ha detto...

Anche negli USA ci sono persone illuminate che si rendono conto dei problemi, ma sono una minoranza.
La maggioranza invece rifiuta irrazionalmente o non capisce il problema e pensa che la risposta sia pompare + petrolio per mantenere inalterato il proprio stile di vita.
Ed i governanti, essendo una democrazia diretta, devono tenerne conto se vogliono vincere le elezioni.
Ovviamente il modello di consumo americano e la loro concezione della mobilità è stata determinata dalla ricchezza pro-capite, dal basso costo dei carburanti, dagli spazi immensi rispetto alla popolazione e da un'industria pesante che era spina dorsale della loro economia.
Qs mix ha reso quel paese non a misura d'uomo ma di quattroruote...
Il pericolo grosso è che gli americani, finchè cè una goccia di petrolio, non ci rinunceranno e saranno disposti anche alle maniere forti per averlo.
Già l'hanno fatto invadendo ed occupando un paese sovrano come l'IRAQ violando le + elementari norme di diritto internazionale e creando un pericolosissimo precedente storico per il futuro...
In Italia non è che sia tanto diversi dagli americani e che ci mancano i loro soldi ed i loro spazi, ma la mentalità della maggioranza della popolazione è quella.
Tant'è che ora escono i SUV bi-fuel (a metano o GPL) che è veramente da ridere...
Tu vò fa l'americano... mericano... ma si nato in Italì...