venerdì, settembre 12, 2008

Abitudini, inerzie e altre patologie / 1 : la pausa caffè


Inizio qui quella che vorrebbe diventare una sorta di saga: delle abitudini, delle inerzie e oltre, per l'appunto... sovente l'uomo medio (in cui ovviamente rientro) compie gesti quotidiani e abitudinari, quasi rituali, di una certa sacralità. A volte, si chiede se quello che fa ha un senso, ma il più delle volte ci pensa la forza d'inerzia a impedirgli di ragionarci sopra (contrariamente a quanto si pensa, la forza d'inerzia non è un avversario così banale e se la gioca con le altre forze "attive").
Se non dovesse bastare questa forza, può darsi che nella sua mente stanca si faccia largo una qualche leggenda, nuova o risorta, che lo giustifichi nel non agire.
Se poi dovesse rifiutare razionalmente la leggenda, cos'altro potrebbe bloccarlo? Ma certo, i comportamenti sociali. Perchè mai ci si dovrebbe impelagare in azioni e scelte "strane", ed essere giudicati dagli altri?
Se supera questo ostacolo, dovrà vedersela con l'ultimo e più impegnativo: la paura di non riuscire mai a cambiare sistemi che appaiono così radicati e destinati a rimanere tali.
Poichè la saga si preannuncia ricca di spunti che difficilmente riuscirei a focalizzare da solo, qualunque idea e post in merito da parte dei lettori sarà benvenuta.
[franco.galvagno@gmail.com].
In quasi tutti gli ambienti di lavoro le macchinette del caffè hanno una loro nicchia, un loro mercato che sembra non risentire degli alti e dei bassi (più dei bassi) sul reddito del lavoratore-tipo. Ciascuno, cioè, continua a fare le sue n pause al giorno, premendo ogni volta il pulsante della consumazione alla macchinetta. Naturalmente, la situazione è ben diversa da quella di Totò che sorseggia il caffè in una tradizionale tazza di ceramica: il bicchierino è rigorosamente di PS (PoliStirene), o più raramente di PET (PoliEtileneTereFtalato). Insomma, "plasticaccia", che ai tempi di Totò già c'era ma non era così utilizzata per scopi alimentari.
Questi polimeri, oltre ad essere utili in un'infinità di altre applicazioni, hanno enormi potenzialità di riciclaggio, sia per via meccanica che chimica; cioè, sono ottime "materie prime secondarie".
Allora, qual è il problema? Possiamo produrne quanti ne vogliamo, buttarli, se ci garba li ricicliamo in qualche modo, poi li buttiamo ancora ...
Il punto è che sia le materie prime per la produzione (i monomeri) che l'energia necessaria alla sintesi sono legate indissolubilmente al Petrolio; di mezzo ci sono poi anche dei catalizzatori indispensabili all'avvenimento delle reazioni chimiche in gioco, ad esempio a base di ossido di Antimonio.
Con l'approssimarsi (o meglio, con il manifestarsi) del Picco del Petrolio concepire oggetti con un tempo medio di vita da 30'' a 2' (la durata della pausa caffè) sarà pura "criminalità termodinamica", che si trasformerà in "follia economica", naturalmente con un certo ritardo. Ritardo che se sottovalutato potrebbe essere molto pericoloso.
Qualche tempo fa avevo provato a chiedere a una società di distribuzione di bevande automatiche se esistessero modelli che prevedono la possibilità di escludere il bicchiere di plastica; naturalmente sono cascati dalle nuvole e hanno coinvolto capi, e capi di capi, con il risultato che secondo loro la cosa "non esiste". Magari qualche lettore conosce casi di fattibilità all'estero ...
Il mio obiettivo secondario era anche quello di "tagliare" una frazioncina del costo per erogazione (ad esempio 7 cent su 25). I tempi non sono ancora maturi, ma non dovrebbe mancare molto. Nel frattempo, dagli stabilimenti e dagli uffici continueranno a uscire sacconi di bicchieri gettati alla rinfusa (magari con altri oggetti mischiati), dal destino dubbio, come abbiamo imparato a fare da una trentina di anni a questa parte.

19 commenti:

freespirit ha detto...

l'altro giorno pensavo ad un argomento simile quando vidi degli impiagati di un ufficio tornarsene al lavoro con dei caffè "da asporto" di un bar vicino...
E se si facesse il vuoto a rendere con delle tazine riutilizzabili? oppure, se io cliente fornissi al bar le mie tazzine per fare il caffè "da asporto"?
Per le macchinette può avvenire qualcosa di simile...
Ognuno ha la sua tazzina... dopo aver bevuto il caffè, una lavata e la tazzina torna a posto... Questo sistema lo facevamo alle elementari per acqua e succhi di frutta non più di 20 anni fa....

Luca ha detto...

Non ne sono certo (verifichero') ma credo che in Germania (alcune) macchinette per il caffe' (o altre bevande) abbiano un pulsante che permette di evitare l'erogazione del bicchierino di plastica, e quindi di fare ricorso al proprio bicchiere. Se non ricordo male, il costo dell'erogazione scende di alcuni centesimi (10 o 20). Alla fine non e' una procedura particolarmente complessa da un punto di vista tecnico, e non vedo ragione per cui non debba diffondersi rapidamente quando il costo (in termini economici o ambientali, o piu' semplicemente politico-culturali come in Germania) del bicchierino raggiunga un livello "critico".

Va ricordato che in Germania e' in funzione un complesso sistema di vuoti a rendere per (quasi) tutte le bevande. Quando in Italia gettiamo via una bottiglia di vetro (vino o birra che sia) i Tedeschi ci guardano come fossimo pazzi (o cavernicoli?).

D'altro canto noi Italiani possiamo vantarci del piu' efficace sistema di riciclaggio per gli olii minerali usati (http://www.coou.it/) di tutta Europa. Alla fine si tratta solo di trovare la giusta formulazione legislativa per far funzionare complessi ingranaggi economico-amministrativi.

Xxte ha detto...

Qualche anno fa all'università (Padova) c'erano delle macchinette che avevano l'opzione "senza bicchiere". Servivano nel caso ti volessi fare il caffè doppio (il prezzo se non ricordo male non cambiava). Adesso sono state sostituite con un tipo di macchinetta che è più grande e ha più scelta (caffè, the, cioccolate e così via) ma di contro non ha più l'opzione che fa risparmiare il bicchiere.

Anonimo ha detto...

Ma i piatti di plastica e le relative posate usa e getta, mi risulta che non paghino il famoso contributo CONAI e dunque non possono essere messi nei cassonetti di recupero della plastica, anzi, andrebbero ad "inquinare" il resto presente già nel cassonetto.
Se non sbaglio neppure i bicchierini e a tal proposito ricordo qualche mese fa che ne parlò anche Luca Mercalli a "che tempo che fa" condotto da Fabio Fazio, sottolineando l'assurdità della cosa.
Forse adesso la situazione è cambiata o forse no.

Come al solito, dipende dai cittadini/consumatori/utenti richiedere alle aziende delle novità. Se in parecchi cominciassimo a scrivere alle varie aziende produttrici di macchine del caffè di mettere il sistema esclusione bicchierino, lo inserirebbero.

Le macchinette domestiche non producono meno rifiuti, se è vero che a casa usi la tazzina in porcellana, c'è il grosso spreco della vaschettina della cialda utilizzata.

freespirit ha detto...

@ Pippolillo

infatti io le cialde/capsule non le uso...
io ho il caro e vecchio caffè in polvere che al più ti sporca un pò il piano di lavoro ma non produce tutti quei rifiuti...
Ma quale mente malata ha pensato di sigillare con dell'alluminio una cialda alla volta?!?!?!

Anonimo ha detto...

@Pippolillo

Perchè non ci organizziamo scriviamo alle aziende produttrici, tipo come avevo fatto con altri ai giornali: http://forum.crisis.blogosfere.it/viewtopic.php?f=19&t=345


Paradossalemtente su una confezione di biccheirini io un giorno lessi che si vantavano che bruciandolo si ricavava energia..... invece che riciclarlo... in che mondo siamo.

Anonimo ha detto...

In Inghilterra, in un centro di ricerca (ma non perchè era un centro di ricerca), la macchinetta automatica del caffè permetteva di escludere il bicchiere di plastica per mettere, eventualmente, sotto l'erogatore la propria tazza di ceramica.
Il caffè era inbevibile... ma questa è un'altra storia. ;-)

Frank Galvagno ha detto...

Anonimo, hai centrato la cosa.
E' questo a cui la mia anima anela (la tazzina di ceramica, non il caffè disgustoso) :-)

Come anche dice freespirit sul "caffè da asporto"...

pippolillo, giuste osservazioni sulla plasticheria da picnic, per questa ci sarà un post apposito (anzi, se qualcuno vuole cimentarsi...)

Gianni Comoretto ha detto...

Ho sentito anch'io parlare di questa mitica macchinetta con pulsante "escludi tazzina". Ma nono ne ho mai vista una. Ho chiesto all'addetto alla manutenzione della macchina, e pure lui me ne parlava in tono di leggenda metropolitana.

Comunque almeno in una parte del mio istituto la pausa caffe' viene fatta con macchinetta da espresso casalinga, comprata con colletta, caffe' equosolidale e tazzine di ceramica (temo sottratte a qualche bar, ma e' un altro discorso).

Anonimo ha detto...

Il caffè è uno dei miei pochi vizietti, non fumo, non bevo...ma il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?
Però il caffè è poco sostenibile per molti motivi e ancor di più lo è nelle macchinette cosidette vending machine.
Altro problema delle vending machine è quello delle merendine, diffuse ahinoi soprattutto bnelle scuole, con risvolti anche sulla salute, essendo distributori non solo di merendine ma anche degli annessi grassi idrogenati, coloranti, addensanti ecc.
Riguardo il caffè, vi racconto un episodio: in Costa Rica, tutto contento, ho comprato caffè bio direttamente in coltivazione. Poi ho scoperto che viene torrefatto in Montana, USA!

Frank Galvagno ha detto...

Che tristezza quel caffè taroccato :-I

Il discorso delle merendine merita di essere ampliato ... ne sto partorendo uno sui grissini, ma la problematica è la stessa ...

Anonimo ha detto...

Luca (in riferimento all'eliminazione del bicchierino di plastica): "[...] il costo dell'erogazione scende di alcuni centesimi (10 o 20). Alla fine non e' una procedura particolarmente complessa da un punto di vista tecnico, e non vedo ragione per cui non debba diffondersi rapidamente [...]"

Motivazioni? Eccone una veloce veloce: chi "spaccia" quei bicchieri ci fa su la cresta, e sicuramente non vorrà rinunciare alla possibilità di incasso che quella cresta garantisce.

Anonimo ha detto...

Pippolillo: "Le macchinette domestiche non producono meno rifiuti, se è vero che a casa usi la tazzina in porcellana, c'è il grosso spreco della vaschettina della cialda utilizzata."

Quelle vaschettine si possono aprire facendo leva con un coltello e ricaricare. Il costruttore si dà un da fare nero a fare in modo che l'apertura sia disagevole, ma una persona paziente e determinata riesce ugualmente a rimuovere il tappo senza romperlo. Le riaperture successive alla prima si fanno in quattro e quattr'otto, con un'unghia. Sto utilizzando le stesse vaschettine da circa un anno e ancora non danno segni di cedimento.

Anonimo ha detto...

Confermo, all'estero esistono macchinette per il caffè con l'opzione senza bicchiere, anzi il caffè (lo stesso) nella tazza è molto più buono rispetto al bicchierino.

Inoltre quante volte capita che non scenda il bicchierino (o il cucchiaino) sprecando il caffè e soldi ?

Ciao

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, lavoro in una direzione centrale di una grande banca e le macchinette del caffé ce ne sono parecchie. Le ultime le hanno appena sostituite. Ho notato 2 cose:
- nelle precedenti macchinette c'era la (mitologica) opzione "senza bicchiere", alcuni colleghi usavano la loro personale tazza in ceramica che poi sciaquavano; in più l'opzione permetteva di risparmiare qualche centesimo sul costo del caffé
- io prendo sempre il caffè amaro e nelle precedenti macchinette, se lo si prendeva amaro, NON scendeva il cucchiaino, meglio lo stecchino di plastica che serve a mescolare; in queste, scende comunque... a che serve?? a niente, se non c'è da mescolare lo zucchero!!! un altro spreco inutile!
Ho fatto queste rimostranze al gestore, vediamo cosa mi risponde...
Ciao, iced

Frank Galvagno ha detto...

Non dovrei, ma a pensar male ...

sono d'accordo con l'anonimo che ipotizza il discorso di guadagno implicito nella plasticheria.

Necessariamente, le società di distribuzione bevande compreranno bicchieri e stecchetti in PS a un prezzo P, e rincareranno di P+delta in output. Perchè, amor loro, dovrebbero nullificare quel delta?

Esempio lampante di come un meccanismo possa benissimo essere vincente economicamente (per chi gestisce) e ne contempo perdente termodinamicamente.

Di esempi così, di "guadagni sullo stream" è pieno il mondo e l'Italia è leader.

Anonimo ha detto...

Gli americani, meglio statunitensi, sono maestri sia nello spreco - quasi sempre - sia nell'economia. A Boston, mensa del MTI, ho visto gente che prendeva 6 o 7 bastoncini di plastica, girava per un paio di secondi il contenuto del bicchiere, e poi li buttavano via. Ricordo però anche un telefilm degli anni '90, 'Nash Bridges', dove il protagonista, Don Johnson, si serviva sempre il caffè nella sua tazza di ceramica con su scritto FBI (e ciò era anche motivo di alcune simpatiche gag con la coprotagonista)

Per quanto riguarda le schifide merendine delle macchinette presenti nelle scuole, faccio ogni giorno opera di convincimento presso i ragazzi del liceo dove insegno, dicendo loro che un frutto, magari autoprodotto, è infinitamente migliore, anche se può essere meno gustoso. L'unica persona che finora ha seguito il mio consiglio, indovinate un po', ha il papà olandese .... ed era anche l'unica ad aver visto il servizio di Report sugli aromatizzanti chimici per cibi

Maurizio T.

Luca ha detto...

Cari Frank e Anonimo, non è per insistere (vabbè, un po' sì) ma mi ispiravo soltanto ad una delle leggi fondamentali della microeconomia: se il prezzo sale (perché il bicchierino comincia a costare di più essendo un derivato del petrolio) ed in più qualcuno vuol anche farci la cresta, prima o poi la domanda è destinata a calare. Certo la domanda di beni come il caffé è particolarmente anelastica, però se il confronto lo si fa tra due diversi distributori, di cui uno permette di risparmiare 10-20cents a caffé perché ha l'opzione "escludi bicchierino" e l'altro no, la scelta diventa interessante. C'è gente che prende 4-5 caffé al giorno, 20x5=1eur al giorno risparmiati*20giorni lavorativi=20eur al mese. E' una pizza in più al mese, o due cinema.
Poi certo se un'azienda ha il direttore dell'amministrazione che ripartisce a metà la cresta di cui sopra, le cose sono diverse...

Frank Galvagno ha detto...

Ottima osservazione Luca, in questo caso la "mano invisibile" prima o poi dovrebbe sistemare le cose e agevolare la diffusione di macchinette più flessibili.