domenica, ottobre 29, 2006

Il 3% di crescita: una scommessa sbagliata

Una conclusione importante, che si evince da quanto detto alla conferenza sui quaranta anni del WWF a Roma e' CHE NESSUNO METTE PIU' IN DUBBIO IL CONCETTO DI PICCO del PETROLIO e sopratutto della necessaria ed ovvia conseguenza dell'abbandono del postulato della crescita permanente dell'economia.

Parrebbe che si sia convinto perfino Piero Angela, alfiere positivista dei magnifici e progressivi destini dell'umanità.

Mi sembra anche fondamentale il fatto che I PIU' OTTIMISTI fra i relatori ad un altro importante incontro, citato da Reuters, hanno affermato che il picco CI SARA' e che potrebbe perfino essere già avvenuto.

Secondo la visione piu' ottimista, sara' al piu' tardi fra SETTE ANNI.

Il che ci fa ricordare qualcosa...no?
La storia di Giuseppe e dei setti anni di vacche grasse...e dei sette anni di vacche magre successive.
Abbiamo sette anni per attrezzarci (Nel migliore dei casi) per sostituire il petrolio, e dovremo farlo ad un tasso di sostituzione del 5%, probabilmente, che sembra poca cosa ma in realtà è ENORME.
Un esempio: La Cina dovrebbe costruire OGNI ANNO un’opera come la diga delle tre gole sullo Yang-Tze, se volesse affidarsi all'idroelettrico o investire OGNI anno una cifra analoga in energie alternative.
L'America dovrà OGNI ANNO trovare un’alternativa energetica ad un milione di barile di petrolio , pari alla produzione del Kuwait.
E l'Italia?
L'Italia, estrema sintesi, dovrà OGNI anno aumentare del 50% la sua produzione da energie rinnovabili, se vorrà tenere il passo.
Data la magnitudine degli investimenti necessari, nell'ordine della decina di MILIARDI di euro all'anno, SE si volesse seriamente affrontare il problema, questa dovrebbe essere la GRANDE OPERA alla quale dovrebbero essere dedicate la maggior parte delle energie e finanziamenti disponibili per lo sviluppo.
Varrebbe la pena, a meno di non rassegnarsi fin da ora ad entrare in una depressione e recessione economica permanente con probabili conseguenze di stampo sudamericano (ricordiamoci dell'Argentina);
Questa consapevolezza comincia a farsi strada, faticosamente, anche nelle aule parlamentari, dove sono in attesa di essere approvati un paio di importanti decreti che potrebbero finalmente far decollare il settore.
Tutto bene, quindi?
Rimbocchiamoci le maniche e sotto con le rinnovabili?
Non tanto, purtroppo.
Parrebbe che, anche sulla base delle ultime dichiarazioni,ancora si ritenga possibile una crescita del 3% annuo dell'economia nazionale e su questo si sta scommettendo, con il portato di enormi investimenti in autostrade, linee ferroviarie ad alta velocità,poli industriali...lasciando gli "spiccioli" per baloccarsi con il protocollo di Kyoto , i generatori eolici, il fotovoltaico, il risparmio energetico...
Non direi che vi siano molti fondamenti a questa previsione di crescita cosi elevata nei prossimi anni, specialmente in un futuro prossimo di permanente dipendenza dal petrolio e dalle altre fonti di energia non rinnovabili e di prezzi esponenzialmente crescenti per il loro approvvigionamento.
La scommessa, quindi mi sembra alquanto azzardata ed ad alta probabilità di essere perduta.
Se si decidesse di scommettere su un piatto vincente, tanto per cambiare, investendo realmente nel futuro e per il futuro del paese?

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