Spesso tendiamo a dimenticarci che, dopo o per meglio dire "a latere" della curva di produzione del petrolio ed al relativo picco con successivo esaurimento "esponenziale" c'e' quella dell'esaurimento delle terre coltivabili ( o forse, per meglio dire, della "coltivabilita' " delle stesse).
Sui due terzi di umanita' che non consumano una goccia di petrolio nelle loro vite questo picco portera'(sta gia' portando) conseguenza assai piu' vaste di quelle del vischioso nero bau bau.
Sul suolo e sul suo esaurimento bisogna considerare non solo l'esaurimento
" orizzontale" ovvero l'occupazione edilizia di aree di pertinenza agricole ma anche il consumo/erosione verticale del suolo stesso.
A livello generale si confonde spesso il suolo con il detrito.
E' come confondere una mucca con le sue ossa.
Anche i cani, se gli si danno da mangiare SOLO le ossa, non sono molto contenti.
Alla lunga, muoiono.
La maggior parte delle nostre colture attuali, esaurito il suolo ( sia in senso chimico, parzialmente recuperabile con i fertilizzanti che FISICO, questo invece non rimediabile) faranno la stessa fine.
Non in tempi lontani ma nell'arco della vita della maggior parte delle persone che leggono questo mio articolo.
Stiamo consumando il suolo ad una velocita' impressionante, in tutto il mondo.
Questo, in tempi paragonabili a quelli dell'esaurimento del petrolio, portera' al crollo della produzione agricola ANCHE con tutto il possibile impegno tecnologico, con i fertilizzanti di ultimissima generazione, i frumenti ogm auto replicantisi dalla quinta dimensione etc.etc.
Quantifico ed esemplifico .
Un ettaro di bosco in media pendenza nelle zone centrali d'italia perde mediamente una sessantina di kg di suolo.
Un ettaro di vigneto coltivato a rittochino ( lungo la massima pendenza) perde, ALMENO una quindicina di TONNELLATE di suolo.
Ma puo' arrivare, in certi casi, a 50 e piu' tonnellate.
Almeno un kg al metro quadro.
Un ettaro di Oliveto/vigneto a coltura promiscua con terrazzamenti tradizionali perde circa 150 kg.
10 grammi al metro quadro.
Mi sembra evidente che questo tipo di coltivazione e' sostenibile e l'altra no, senza cercare a lungo e spiegare nei dettagli (Ad esempio non tutto il suolo e' uguale, nel senso che non tutti gli orizzonti che lo formano sono ugualmente interessanti dal punto di vista produttivo).
Non sono molti gli studi italiani che hanno dimostrato sperimentalmente gli ordini di grandezza in gioco che vi ho citato, ma ho avuto la fortuna di averne qualcuno tra le mani quando preparavo la mia tesi, un milione di anni fa, appunto sulla realizzazione di una cartografia automatica della suscettibilita' all'erosione.
In rete, cercando un po', si trovano dati ancora piu pessimisti dei miei sulla entità dell'erosione per ettaro, ad esempio, senza citarne altri, qui:
http://www.seafriends.org.nz/enviro/soil/soil63.gif
A livello normativo, in teoria, esistono gia' norme che impongono di mantenere/riparare i terrazzamenti, l'assetto colturale bla bla bla bla.
In pratica il tutto si scontra con dure leggi di mercato che hanno portato e stanno portando alla realizzazione di tecniche di colture che lasciano il suolo nudo per lungo tempo.
Credo che sarebbe importante utilizzare una leva fiscale per promuovere certe tecniche colturali: ad esempio i lavori di mantenimento delle colture terrazzate, poiche' mantengono una ricchezza comune, il paesaggio, e impediscono il ruscellamento selvaggio che si porta via, insieme al suolo, millenni di fatica dei nostri avi contadini, DOVREBBERO essere detraibili al 100% in analogia con il 40% dei lavori di ristrutturazione edilizia.
Pietro Cambi
1 commento:
Datemi una leva fiscale e vi solleverò il mondo. Ci crederei se vivessimo in un mondo attento abitato da "gestori della cosa pubblica"! Sono pessimista, Pietro!
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