Già da parecchi anni, gli economisti si sono accorti del fenomeno chiamato "disaccoppiamento". E' successo che dalla metà degli anni '70, circa, l'influsso di energia nel sistema economico non cresce più così rapidamente come era cresciuto nel passato. Tuttavia, il prodotto interno lordo (PIL, o GdP dall'inglese "Gross Domestic Product") ha continuato a crescere nella maggior parte dei paesi industrializzati senza risentire, apparentemente, del rallentamento del flusso energetico.
In altre parole, il rapporto fra PIL e flusso energetico ha cominciato ad aumentare e continua a tutt'oggi. E' stato detto, dunque, che la quantità di energia necessaria per creare un'unità di PIL diminuisce sempre di più. Gli economisti hanno chiamato questo rapporto "efficienza" e ne hanno dedotto che stiamo diventando sempre più bravi a sfruttare l'energia. Al limite, questo è il ragionamento che ha portato Robert Solow, uno dei più noti economisti al mondo, ad affermare che l'economia può crescere "anche senza bisogno di risorse materiali".
A questo tipo di ragionamenti, Herman Daly - altro economista ben noto - aveva contrapposto un immagine efficace dicendo che l'idea di Solow equivaleva a dire che un pasticcere può preparare una torta anche senza farina, semplicemente rimestando con maggior foga nella teglia. In parte, l'eccessivo entusiasmo di molti economisti su questa faccenda era correlato alla bolla economica degli anni '90, quando si parlava seriamente di "economia dematerializzata" e sembrava che il segreto della ricchezza fosse di farsi un sito internet e vendere - magari - altri siti internet. Più tardi, ci siamo accorti che non si poteva mangiare l'internet e l'entusiasmo si è notevolmente ridotto. Tuttavia, l'idea che il rapporto fra PIL e produzione di energia sia una misura dell'efficienza di un'economia rimane diffusa. E' vero che diventiamo sempre più efficienti?
Ahimé, è improbabile che l'aumento di questa "efficienza" sia veramente un'indizio della nostra sempre crescente bravura a sfruttare l'energia. Quando si considerano certe grandezze che includono molti elementi (dette "aggregate" nel gergo degli economisti) bisogna stare attenti a che cosa si misura; ovvero bisogna stare attenti, come si dice, a non sommare le mele con le pere.
Se la produzione di energia è una grandezza ben definita e fisicamente misurabile, bisogna stare attenti a cosa si misura con il prodotto interno lordo, che è una grandezza talmente aggregata che veramente include pere, mele, cocomeri, limoni e altro. Il PIL è la somma delle transazioni monetarie interne all'economia. Alcune di queste transazioni implicano l'uso di energia, altre no. Una fabbrica - diciamo - di scarpe, usa energia per produrre le scarpe, poi le vende e la relativa transazione economica si somma al PIL. Se però qualcuno vende una casa e qualcuno la compra, questo non implica che si sia usata energia se non in quantità minuscola. Ma anche la compravendita di una casa registra sul PIL.
Stiamo sommando cose molto diverse fra di loro e traendone conclusioni sbagliate. Se volessimo dire che veramente siamo più bravi, dovremmo comparare cose comparabili, ovvero come varia il costo di attività che richiedono energia, come la manifattura di prodotti. Qui, vedremmo che la produzione di qualunque cosa richiede una quantità di energia che rimane quasi costante nel tempo; l'aumento di efficienza esiste ma è veramente minimo, niente di comparabile alla rapida crescita che gli economisti chiamano "efficienza."
Entro certi limiti, è una questione di definizione, ma le parole possono ingannare. Chiamare "efficienza" qualcosa che è molto diverso dalla definizione comune di efficienza ha certamente un effetto perverso. Se si chiude una fabbrica di scarpe e la si trasforma in appartamenti, la transazione economica della vendita di questi ultimi si riflette sul PIL in modo probabilmente più importante di quanto non si riflettesse la vendita delle scarpe che la fabbrica produceva. Siccome la fabbrica consumava energia, mentre la compravendita di appartamenti non ne consuma, ne consegue che trasformare le fabbriche in appartamenti viene inteso dagli economisti come un "aumento di efficienza" dell'economia nazionale.
Questo è un buon esempio di come una serie di ragionamenti in apparerenza logici porti a delle conseguenze assurde. Sarebbe da riderci sopra se non fosse che per davvero in Italia si stanno chiudendo le fabbriche per trasformarle in appartamenti e che per davvero in Italia c'è gente che ti dice che non c'è niente di cui preoccuparsi se il nostro sistema industriale sta scomparendo. Tanto, il PIL continua ad aumentare! Ricordiamoci, però, che non si può mangiare il PIL.
Per chi ha chiara la teoria dinamica dell'economia, è chiaro l'abbaglio che alcuni economisti hanno preso con la loro definizione di "efficienza". L'interazione fra il flusso di materie prime nell'economia e la creazione di capitale segue un ciclo ben definito. Stiamo vedendo oggi quella parte del ciclo che vede il rallentamento della capacità estrattiva dovuto all'aumento dei costi di estrazione. Ciononostante, le economie stanno ancora crescendo, in parte questo è dovuto allo spostamento dell'attività economica verso transazioni poco energivore (trasformare fabbriche in appartamenti) in parte all'utilizzazione di capitale accumulato in precedenza. Questo viene chiamato un effetto di "time-delay" (sfasamento). Comunque vada, l'economia non si può completamente dematerializzare e anche la compravendita di case utilizza una certa quantità di energia; se non altro venditore e compratore devono mangiare. Fra qualche anno, anche il PIL dovrà cominciare a seguire l'andamento della produzione energetica. Siccome la produzione energetica è destinata a raggiungere un picco e poi diminuire, anche il PIL seguirà lo stesso destino, ovvero di diminuire.
Facciamo un esempio per spiegare meglio la faccenda. Immaginatevi che vi riducano lo stipendio a causa di una ristrutturazione aziendale. Per un po', potrete comunque continuare a mantenere il vostro tenore di vita - l'automobile, la casa al mare, andare a sciare in inverno - con i soldi che avevate in banca. Per un altrò po', potrete continuare magari vendendo i quadri di casa, o facendo dei debiti. Uno che osserva dall'esterno, potrebbe notare che il vostro tenore di vita non è cambiato e, se sapesse anche che il vostro stipendio è diminuito, potrebbe dedurre che siete diventati più "efficienti" nello sfruttare le vostre risorse. In realtà, è semplicemente uno sfasamento. Esaurite le risorse accumulate in precedenza, sarete costretti adattare il vostro tenore di vita allo stipendio reale, e quindi vendere la casa al mare, cambiare l'automobile con una più piccola, addio vacanze in montagna. Su una scala più vasta, questo è quello che sta succedendo all'economia mondiale.
Quindi, parlare di "disaccoppiamento" come se fosse una cosa bella e positiva è indizio più che altro di un disaccoppiamento cerebrale di certi economisti che hanno perso il contatto con il mondo reale. Va anche detto, comunque, che non è necessario avere abbondanza di cose materiali per vivere bene. Anche se il PIL diminuisce, si può essere felici lo stesso. Però bisogna anche che qualcosa da mangiare rimanga. Troppa dematerializzazione non fa bene alla salute.
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