In questi giorni circola tra gli “addetti ai lavori” il testo, predisposto dal Ministero dello Sviluppo Economico, di una proposta di decreto (di seguito proposta) che modifica radicalmente l’attuale normativa a sostegno della tecnologia solare fotovoltaica. Tralascio gli aspetti meno rilevanti della proposta per soffermarmi sulla previsione che rischia di bloccare la crescita del fotovoltaico nel nostro paese, cioè l’entità dell’incentivazione economica riconosciuta all’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici. I valori delle tariffe incentivanti contenuti nella proposta sono tutti inferiori a quelli definiti dal decreto vigente, compresi quelli relativi agli impianti di potenza inferiore che, nell’intento degli estensori, dovrebbero invece essere maggiormente agevolati.
Per valutare le conseguenze di questo scenario ho effettuato, con l’ausilio di un foglio di calcolo excel appositamente predisposto, una simulazione degli effetti della proposta, e i risultati dimostrano l’assoluta inadeguatezza delle nuove tariffe proposte. Ad esempio, nel caso della realizzazione di un impianto da 1 MW di potenza, il VAN (Valore Attuale Netto), cioè il guadagno netto attualizzato per l’investitore è, mediamente e nelle ipotesi più favorevoli, inferiore a zero e il tempo di ritorno dell'investimento superiore al tempo di vita dell'impianto (25-30 anni), rendendo quindi privo di convenienza economica l’investimento stesso. In altre parole, in un paradossale ribaltamento semantico, le tariffe incentivanti si trasformerebbero inopinatamente in tariffe disincentivanti.
Sono convinto che il decreto proposto non verrà approvato nell’attuale versione perché l’attuale governo di centro-sinistra ha chiaramente individuato tra i propri obiettivi la diffusione delle fonti rinnovabili e il rispetto del Protocollo di Kyoto. Non oso credere che il Ministro dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente, che di concerto dovranno approvare il nuovo decreto, possano accettare previsioni che bloccherebbero definitivamente la crescita delle installazioni fotovoltaiche in Italia. Ciò contrasterebbe con la valutazione positiva che più volte hanno manifestata nei confronti di questa tecnologia.
Mi permetto perciò di avanzare, molto modestamente, alcune proposte per dare maggiori certezze e prospettive al mercato del fotovoltaico. Le modifiche più significative del decreto vigente potrebbero essere appena tre:
1) Aumentare leggermente le attuali tariffe incentivanti, magari eliminando il meccanismo di gara attualmente previsto per gli impianti di potenza maggiore.
2) Introdurre un meccanismo automatico di aggiornamento delle tariffe nei confronti dell’andamento del costo della vita.
3) Prevedere espressamente forme di detrazione fiscale, attualmente non certe, per gli impianti di potenza superiore ai 20 KW, al fine di compensare le spese derivanti dal pagamento dell’Irpef sui ricavi ottenuti dalla produzione di energia elettrica.
Per valutare le conseguenze di questo scenario ho effettuato, con l’ausilio di un foglio di calcolo excel appositamente predisposto, una simulazione degli effetti della proposta, e i risultati dimostrano l’assoluta inadeguatezza delle nuove tariffe proposte. Ad esempio, nel caso della realizzazione di un impianto da 1 MW di potenza, il VAN (Valore Attuale Netto), cioè il guadagno netto attualizzato per l’investitore è, mediamente e nelle ipotesi più favorevoli, inferiore a zero e il tempo di ritorno dell'investimento superiore al tempo di vita dell'impianto (25-30 anni), rendendo quindi privo di convenienza economica l’investimento stesso. In altre parole, in un paradossale ribaltamento semantico, le tariffe incentivanti si trasformerebbero inopinatamente in tariffe disincentivanti.
Sono convinto che il decreto proposto non verrà approvato nell’attuale versione perché l’attuale governo di centro-sinistra ha chiaramente individuato tra i propri obiettivi la diffusione delle fonti rinnovabili e il rispetto del Protocollo di Kyoto. Non oso credere che il Ministro dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente, che di concerto dovranno approvare il nuovo decreto, possano accettare previsioni che bloccherebbero definitivamente la crescita delle installazioni fotovoltaiche in Italia. Ciò contrasterebbe con la valutazione positiva che più volte hanno manifestata nei confronti di questa tecnologia.
Mi permetto perciò di avanzare, molto modestamente, alcune proposte per dare maggiori certezze e prospettive al mercato del fotovoltaico. Le modifiche più significative del decreto vigente potrebbero essere appena tre:
1) Aumentare leggermente le attuali tariffe incentivanti, magari eliminando il meccanismo di gara attualmente previsto per gli impianti di potenza maggiore.
2) Introdurre un meccanismo automatico di aggiornamento delle tariffe nei confronti dell’andamento del costo della vita.
3) Prevedere espressamente forme di detrazione fiscale, attualmente non certe, per gli impianti di potenza superiore ai 20 KW, al fine di compensare le spese derivanti dal pagamento dell’Irpef sui ricavi ottenuti dalla produzione di energia elettrica.
Terenzio Longobardi
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