domenica, novembre 26, 2006

Ricchezza e Povertà di un Paese

Qualche anno fa, un collega mi invitò a visitare il paesino della Sicilia dove era nato e cresciuto. Immaginatevi questo posto, sperduto fra le montagne della Sicilia centrale, che tuttavia mostrava una certa attività; automobili, nuove case in costruzione, negozi e gente ben vestita.

Il mio collega mi raccontava di quanto le cose fossero cambiate dal tempo della sua infanzia, negli anni '50. A quell'epoca, mi diceva, il paese era poverissimo. Molte case non avevano ne' luce ne' acqua potabile, non c'erano automobili, non c'era neanche la strada asfaltata che portava alla costa. La gente viveva di un po' di agricoltura, qualche capra e qualche pecora.

Mi venne naturale chiedere al mio collega che cosa avesse causato il cambiamento. La sua risposta fu subito sicura: è stata l'edilizia, disse, che ha portato la prosperità. La stessa domanda posta alla moglie del mio collega, anche lei originaria del paese in questione, fu diversa. Sono gli stipendi del comune, disse, che danno da vivere a tanta gente.

Il mio collega sembra essere un seguace delle teorie di Robert Solow dell "economia dematerializzata". Non importa quanto sia l'influsso di risorse nel sistema economico, dice più o meno Solow, è il fattore tecnologico che fa crescere l'economia. In questo caso, parrebbe che la tecnologia edilizia del cemento armato, superiore a quella delle case di pietra di una volta, sia quello che abbia permesso agli abitanti del paesino di loro, e quindi di raggiungere la prosperità.

La moglie del mio collega sembra essere invece una seguace delle teorie dell'economista John Maynard Keynes. Una delle idee di Keynes era che la spesa statale stimola l'economia ed genera crescita. E' stato detto che secondo Keynes si può ottenere la prosperità economica mettendo metà della popolazione a scavare buche e l'altra metà a riempirle, tutti con uno stipendio statale. Questa è, evidentemente, una semplificazione eccessiva, ma rende l'idea. Nel caso del paesino Siciliano, sembrerebbe che le spese comunali abbiano stimolato l'economia a crescere in un circolo virtuoso in cui metà della popolazione paga le tasse per pagare gli stipendi di dipendenti comunali all'altra metà.

E' curioso come non abbia sfiorato la mente dei miei interlocutori come la risposta alla domanda potrebbe essere completamente diversa e non correlata nè agli stipendi nè all'attività edilizia. Non hanno fatto caso che la strada che collega il paese con il resto della Sicilia è asfaltata con bitume, che viene dal petrolio. E' stata scavata con dei buldozer che vanno con carburante derivato dal petrolio. La percorrono automobili e camion che anche loro usano carburante derivato dal petrolio. Il cemento con il quale le case sono state costruite è stato prodotto da un cementificio che ottiene la sua energia dal petrolio. La luce elettrica in paese è generata da una centrale sulla costa che funziona a petrolio. Tutto quello che si vende nei negozi è stato fabbricato usando energia che viene in gran parte dal petrolio. Molta della ricchezza del paese viene dalle rendite dei suoi ex abitanti che sono andati a lavorare altrove, tutti lavori resi possibile dal petrolio.

Gli americani hanno un detto "non accorgersi dell'elefante in salotto" per indicare quando esiste una risposta a un problema che perfettamente ovvia me che non si riesce a vedere. Come se uno avesse un elefante nel salotto e non se ne accorgesse. Che la prosperità di un paesino siciliano dipenda dal petrolio è uno di questi elefanti, talmente ovvio che nessuno ci fa caso.

D'altra parte, gli stessi ragionamenti si possono fare su scale ben più vaste del microcosmo del paesino siciliano. Che cosa ha portato la prosperità di tutta l'Italia negli ultimi 50 anni? Economisti di grido vi diranno che la nostra ricchezza sta tutta nel nostro patrimonio edilizio e che questo è una cosa buona. Altri, nel più puro stile keynesiano, vi diranno che per "rilanciare l'economia" bisogna attivare gli scambi. Comprate qualcosa per Natale, non importa cosa, e tutto andrà bene.

Anche qui, non ci si accorge che non solo abbiamo un elefante in salotto, ma che questo elefante è in pessima salute e che potrebbe cadere morto sul tappeto, lasciando il salotto in condizioni miserevoli. Il petrolio che fino a non molti anni fa è fluito in abbondanza nella nostra economia, ora è in difficoltà. Non è finito il petrolio, ma il graduale esaurimento lo rende sempre più costoso. Le cose non sono più come prima

Quel paesino siciliano di cui vi ho parlato, l'ho visitato ormai parecchi anni fa e ho l'impressione che se ci tornassi adesso l'impressione di prosperità sarebbe assai più limitata. Tutto il paese mostra segni evidenti di impoverimento; un ciclo sta finendo. Il petrolio è stato un ciclo molto rapido che ci ha dato solo una breve impressione di ricchezza. In quanto tempo quel paesino dovrà ritornare alle capre e agli orticelli, è difficile dire. Ma tutto il paese, senza petrolio, tornerà anche quello a capre e orticelli. A meno che non ci diamo una smossa e ci decidiamo a sostituire il petrolio con le rinnovabili; non basta comprare qualcosa per Natale.




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